domenica 19 luglio 2009

Stop all'indecenza


le recentissime sentenze aldrovandi e sandri non sono che l'ultimo capitolo di un percorso in atto da anni a cui ognuno di noi è in grado di aggiungere tasselli magari di episodi poco noti alla grande platea.
io mi permetto di ricordare giuseppe turrisi che siccome non era nè un tifoso, nè un ragazzo con genitori cazzuti bensì un "barbone" è stato ucciso nel silenzio generale.
(ordine pubblico e dintorni)

improponibile provare a fare paragoni o confronti con altre sentenze o atti giudiziari, lo squilibrio è vomitevole: 18anni per investimento di un pedone, 4anni e 6mesi per un pugno, 1anno e mezzo di carcere preventivo per oltraggio e resistenza e via discorrendo.

il clima di impunità non è tanto diverso da quello degli anni di piombo, omicidi per i quali nessun funzionario ha davvero pagato. e pensare che solo pochi giorni fa un ex recente ministro della repubblica, nonchè il capo del partito di cui fa parte l'attuale ministro dell'interno ha dichiarato:
"i servizi usavano le bombe"
frase caduta nell'indiffirenza generale. davvero non è un concetto importante per nessuno? o forse non è sta gran scoperta? beh ma allora che si proceda, che si faccia giustizia!

ma noi siamo il paese dove un soggetto indagato (degennaro), e ora rinviato a giudizio (richiesti due anni di carcere) per istigazione alla falsa testimonianza, cioè per pressioni affinché venisse dichiarato il falso sugli eventi drammatici occorsi alla ex scuola diaz durante il g8 di genova (a proposito, bella giustizia anche quella...) viene nominato nell'ordine:
capo di gabinetto del ministero dell'interno (amato);
commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in campania;
direttore del dipartimento delle informazioni per la sicurezza, cioè servizi segreti.

ma per comprendere al meglio il ruolo degli uomini in divisa, quanto sono e saranno importanti per lo stato, è molto interessante il profetico articolo di

giuseppe d'avanzo pubblicato a settembre 2008 il quale prefigurava un accordo tra violante e ghedini sulla giustizia.
mi riferisco segnatamente alla modifica dei rapporti tra pm e polizia giudiziaria (il pm riceve le notizie dei reati, mentre la polizia giudiziaria le prende di propria iniziativa pur dovendole trasmetterle al pm sempre e comunque senza ritardo).
in futuro però il pm non potrà più aprire fascicoli senza tener conto anche dei risultati delle indagini della polizia giudiziaria, la quale a sua volta avrà ampia autonomia sui reati minori (sei mesi per redigere un rapporto).
il potere del governo aumenterebbe in modo sostanziale, decidere attraverso le polizie, quale fenomeno criminale aggredire e quali affari penali indagare ed eventualmente anche quali far decadere per tempistica.
non a caso il csm attraverso la sesta commissione proprio l'altro giorno ha bocciato la riforma (cosìdetta alfano).
"Viola almeno quattro principi costituzionali"
"A cominciare da quello sull’obbligatorietà dell’azione penale, e avrà effetti devastanti sull’efficacia delle indagini" "rafforzando la dipendenza della polizia giudiziaria dal potere esecutivo"
"estromettendo il pm dalle indagini"

e se ci pensiamo bene l'analogia tra questo e la tessera del tifoso c'è... visto che è la questura a decidere chi si può muovere, chi può andare di qua o di là con il magistrato che viene bypassato come già per il daspo.

il punto del discorso è che il poliziotto è un funzionario dello stato che risponde agli ordini di un ministro e alle scelte politiche di un governo il quale è soprattutto espressione di un certo sistema di potere.

per questo sono sempre stati e stanno diventando sempre più intoccabili.
il loro ruolo all'interno dello stato, il loro potere estremamente ampio ma da "servitore fedele" è l'ideale per garantire governi tranquilli, saldi in un clima generale difficile dove poche storie, il malcontento c'è.
tanta gente è distratta non lo metto in dubbio, ma realmente quanta? siamo sicuri di sapere attraverso i media, l'altro socio fedele, i reali pensieri degli italiani? o forse siamo indotti a pensare quello che i media vogliono?

paradossalmente mi pare il sistema abbia da un lato l'esigenza di essere sempre più sprezzante e spregevole nei confronti degli individui (basta pensare a questo sistema di globalizzazione e di devozione al dio business) e per garantirsi la possibilità di continuare ad agire in questo modo ha bisogno di un potere sempre più facile da controllare che a sua volta sia liberamente rigido di fare il bello e il cattivo tempo.

intendiamoci, non è un problema tipicamente italiano, è un problema che caratterizza tutte le civiltà occidentali, ipocritamente libere. senza le sfacciate repressioni modello dittatoriale che in questi giorni stiamo vedendo in iran, ieri in cambogia e via discorrendo.
libere di avere cose elementari che poi in realtà non abbiamo.
come l'accesso ad una informazione neutra, come la libertà d'espressione o di movimento, come la possibilità di candidarci in un qualsiasi partito o di votare chi per essere eletto, necessita principalmente di soldi per pagarsi la campagna elettorale organizzata da professionisti della vendita che un giorno si occupano del lancio di un film, un altro della promozione di un cantante, un altro ancora della commercializzazione di un qualsiasi prodotto commerciale e appunto quando capita di una consultazione popolare.

"liberi liberi siamo noi ma liberi da che cosa chissà cos'è..." urla vasco che per quanto unico per molti aspetti non è certo il solo a capire come va l'andazzo del sistema di potere moderno.

alla fine tante cose che poi si possono riassumere in due righe:
c'è bisogno di servitori fedeli e per essere buoni servitori devono essere intoccabili.
come ovvia conseguenza il servitore fedele e intoccabile è logico che sia sempre più investito di ampi poteri.

3 commenti:

  1. fonte: boysparma.it

    Ci avevano detto di rimanere calmi, che poi sarebbe stata fatta giustizia. Questo ci dissero i benpensanti e le istituzioni, l'11 novembre del 2007, quando un agente di Polizia ammazzò un ultras con un colpo di pistola. Ma noi, che questo Stato purtroppo lo conosciamo, immaginavamo già come sarebbero andate le cose. Per questo, oltre al dispiacere per la morte di un giovane con le nostre stesse passioni, c'era tanta rabbia, quella di chi sa che la "giustizia uguale per tutti" è solo un modo di dire, un gioco di prestigio in uno Stato da baraccone. Scrivevamo, proprio quel giorno: "La giustizia farà il suo corso (ma ci crediamo davvero?)." Non ci credevamo, e abbiamo fatto bene a non illuderci.
    I testimoni oculari non sono bastati. Né a far arrestare l'omicida (che in galera non c'è mai andato), né a farlo condannare per omicidio volontario.
    Le testimonianze ci hanno detto che il poliziotto distese le braccia con la pistola in pugno, divaricò le gambe, e prese a lungo la mira. Dopodiché sparò, trapassando il finestrino posteriore dell'auto su cui era seduto, assolutamente inerme, Gabriele Sandri.
    Qualcuno ha parlato di proiettile deviato. Come se il poliziotto Spaccarotella volesse sparare da qualche altre parte. Ma dove? A chi? Ma soprattutto: chi spara volontariamente (e ad altezza uomo) da un autogrill all'altro e ammazza una persona, commette un omicidio volontario. E ancora: l'agente non poteva sparare, non aveva alcun motivo che lo autorizzasse a farlo.
    Il sistema ha difeso l'omicida. Ricordiamo le allucinanti dichiarazioni dell'allora Questore di Arezzo Vincenzo Giacobbe, che di fronte al cadavere di Gabriele Sandri si ostinò a parlare di "colpi sparati in aria" (e il sistema l'ha promosso ad altro incarico). Ricordiamo le campagne mediatiche contro gli ultras, che in quei giorni deviarono la pubblica opinione. Ricordiamo che l'omicida continuò a prestare servizio in Polizia fino al gennaio del 2009, e fu sospeso solo dopo il rinvio a giudizio. Ricordiamo le strane richieste dell'accusa (non la difesa!) che in partenza riconobbe all'agente "attenuanti umane", chiedendo soli 14 anni di condanna, invece dei 21 previsti come minimo della pena. E adesso la sentenza: sei anni, omicidio colposo. Tradotto, tanto per capirci: un errore che in servizio può anche capitare; libertà; possibilità di continuare a lavorare in Polizia.
    "Adesso me l'hanno ammazzato una seconda volta" ha dichiarato impotente la madre di Gabriele Sandri, dopo aver ascoltato la sentenza. "Non sono bastati cinque testimoni a dire cosa ha fatto Spaccarotella. Evidentemente la divisa paga", ha commentato ferito ed amareggiato il padre.
    Chi riceve poteri dalla collettività dovrebbe avere particolari qualità, soprattutto morali. La divisa dovrebbe essere simbolo e garanzia di giustizia, e non uno scudo contro di essa, o un privilegio per aggirarla. I tribunali dovrebbero garantire una legge uguale per tutti, senza nessuno più "uguale" degli altri.
    Se manca tutto questo, manca lo Stato. Rimane solo un sistema, gestito da poteri che operano per mantenersi. Quelli che invocano la "tolleranza zero" e i "giri di vite", ma solo per gli altri.
    Tre anni ad un disperato che ruba un pacchetto di wafer da 1,29 euro perché ha fame (da subito agli arresti domiciliari); sei anni ad un poliziotto che assassina un ragazzo (e rimane in libertà). Inasprimento delle pene e nuovi strumenti repressivi contro la base, depenalizzazioni e blocco degli strumenti investigativi per i reati di chi è al vertice o al suo servizio.
    Si diffidano e si arrestano ultras per aver esposto striscioni non violenti, per aver sventolato bandiere, per aver acceso torce luminose, per aver fatto scritte a bomboletta. C'è chi continua a pagare, ed è finito in carcere, per aver manifestato in corteo per Gabriele Sandri, o per aver rotto un vetro a Bergamo. E poi, invece, si lascia in libertà un poliziotto reo di omicidio. Non c'è morale in tutto questo, non c'è giustizia e non c'è Stato.
    GIUSTIZIA

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  2. sempre da boysparma.it

    Il sistema difende i suoi agenti, a prescindere da ciò che fanno. Anche quando ammazzano. Giustizia ed informazione, private della necessaria equità, si riducono a strumenti di controllo e repressione. Sono randello per la gente comune, sono assoluzione per le classi dirigenti e i loro collaboratori.
    I tribunali proteggono, i media giustificano. Interviste all'omicida, assoluto silenzio sulle proteste. Attacchi degli striscioni, passa qualcuno a toglierli. Chissà chi sarà... Capita in tutt'Italia. La libertà d'opinione gli sta bene. Purché non si dicano verità a loro scomode.
    I grandi mezzi d'informazione locali, nelle mani degli Industriali, stanno tagliando tutto. La Gazzetta di Parma, forse, ha fatto scuola...
    Dopo il "misterioso" e infame furto dello striscione "Nessuna giustizia per Gabriele Sandri" abbiamo provveduto ad attaccarne altri tre. Chissà se i media locali "riusciranno" a vederli...

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  3. Alexis de Tocqueville, 1840

    "Cerco inutilmente io stesso un'espressione che renda esattamente l'idea che me ne faccio e la contenga; le vecchie parole come dispotismo e tirannide non sono più adeguate.
    La cosa è nuova, bisogna dunque cercare di definirla, visto che non posso darle un nome...
    Al di sopra... si erge un potere immenso e tutelare, che si incarica da solo di assicurare il godimento dei beni e di vegliare sulla loro sorte.
    E' assoluto, minuzioso, sistematico, previdente e mite... non tiranneggia, ostacola, comprime, spegne, inebetisce e riduce infine ogni nazione a non essere più che un gregge timido ed industrioso di cui il governo è il pastore...
    I nostri contemporanei... immaginano un potere unico, tutelare, onnipotente, MA ELETTO DAI CITTADINI; combinano centralizzazione e sovranità popolare..."

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